Archivio per settembre 7th, 2006

OH le zucchine


mentre scrivevo il post precedente, ho dimenticato le zucchine sul fuoco che stavo trifolando. Accidenti mi si sono bruciate tutte.

Meno male che c’è Findus che mi ha soccorso. Domani i miei uomini avranno la razione di verdure, congelate ma verdure.


Sto leggendo un libro molto bello di Fatema Mernissi, che parla della sua infanzia in un harem a Fez. In realtà per harem s’intendeva non l’idea che abbiamo noi di quelli turchi ma era una specie di prigione casalinga dove dovevano convivere tutti insieme, anziani, giovani, sposati e no, divorziate e vedove, insomma tutti i componenti della famiglia più allargata possibile nel segno della tradizione più arcaica. L’harem era aperto agli uomini ma chiuso alle donne che dovevamo stare tutto il tempo della vita lì dentro. Unico contatto con l’esterno la terrazza da dove si poteva veder fuori. Bellissimo il libro e la leggerezza con il quale è scritto ed anche le memorabili figure di donne descritte che combattono per la libertà. Una libertà conquistata un pochino per volta, passo a passo. la nonna che si batte per la libertà di essere moglie unica, la mamma che si batte per avere una casa tutta per sè dove dividere l’intimità con il marito, lei che riesce a studiare e ad andare all’Estero e si emancipa.

E’ strano ma questa storia mi riporta un po’ al mio cammino. Io vengo dal Sud, da un paesino piccolo dove la tradizione è molto forte. Le ragazze non uscivano di sera, non so adesso com’è.  So che può sembrare strano adesso ma io ricordo ancora la lite tra i miei genitori per farmi frequentare le superiori, mio padre era geloso e non voleva che andassi da sola nella città vicina. Che tristezza quei giorni, da scuola la mia prof. d’italiano chiamò i miei e disse che non farmi frequentare il liceo era un abominio. E così si trovò l’escamotage di farmi frequentare la ragioneria che era l’istituo più vicino casa. Quante volte mi sono  rammaricata per non aver frequentato il liceo…

Mia nonna materna non sapeva scrivere, mia nonna paterna aveva frequentato la 3° elementare e leggeva tutti i giorni l’Unità, diceva che certe cose non le capiva ma faceva niente bisognava leggerlo lo stesso il giornale, mia mamma ha preso la licenza media 10 anni fa perchè lo voleva fortemente e dice che è stato l’anno più bello della sua vita quello passato a studiare, io sono diplomata in ragioneria e sono emigrata a Milano, lavoro e sono autonoma ed anche estramamente  libera. Se avrò una figlia, frequenterà l’università se lo desidera ovviamente.


Ieri ad ora di pranzo, ritardo di qualche minuto e scopro che sono già andati a mangiare. Non è un grosso problema ma mi è spiaciuto perchè la mia nuova collega non mi ha chiamato.  Avevo già descritto le mie perplessità ma pensavo di essermi sbagliata. Ci sono rimasta male.

Per rifarmi sono andata a mangiare un piatto di pesce crudo da Claudio in via Ponte Vetere. Lo consiglio a tutti quelli in zona, per gli appassionati di pesce è veramente una chicca.

Non ci ho più pensato poi ma oggi mi sono accorta di aspettare con ansia le 13.00 per vedere se chiamava. Mi chiama ed andiamo, accompagnati da un altro collega he lei ha insistito per portarci dietro. Tra una chiacchera e l’altra discorrendo del più e del meno, al tavolo ci fa:

Ma voi li leggete i giornali?  Sta finendo un’era.

Adesso, dico, ma sai che io ogni mattina da quando avevo 18 anni compro un quotidiano? E non mi ocorre solo per lavare i vetri. E poi non è che te lavori in azienda ed io invece viaggio, no lavoriamo nello stesso posto, mi sarò ben accorta della tensione?  Ma ci passo su e le dico che io sono possibilista, tanto di ristrutturazioni, fusioni, scorpori ne ho visti già e non val la pena preoccuparsi per un problema per il quale non c’è soluzione.
Lei risponde: ah per te è facile ma io sono un quadro.

Ho continuato a mangiare e pensavo, sarai pure un quadro ma la cornice cara quella non ce l’hai ….. e quella adatta non si compra.